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tata al massimo effetto dalla meravigliosa esecuzione.

Argìa ascoltava rapita un motivo pieno di dolcezza, un lamento di cuore infranto.

Esso le narrava l’eterna e crudele storia dell’amore tradito. Era il canto dell’anima nel dolore.

A un certo punto ella dovette uscire sul terrazzino per non darsi in ispettacolo e piangere liberamente.

Era una notte stellata meravigliosa. La campagna sembrava incantata. Argìa sentiva nell’aria qualche cosa di solenne, d’inesplicabile. E la voce del violino giungeva al suo cuore, più dolce, più appassionata.

Improvvisamente il canto patetico cessò, rotto da uno scoppio di note selvagge come una risata infernale; e da quello scoppio, che aveva agghiacciato l’anima della fanciulla, scaturì un motivo cristallino, saltellante, pieno di foga e di spensierata, superba gaiezza.