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Per fare festa al suo ospite, il Pisani aveva fatto avvertire alcune famiglie di villeggianti vicini, che in casa sua era Adolfo Ruggeri e che nella serata avrebbe suonato.

In campagna simili inviti non si lasciano cadere: a poco a poco la società diventò numerosa.

Ruggeri prese il violino; uno dei suoi amici, arrivato alla villa con lui, un eccellente pianista, si apprestò ad accompagnarlo. Col violino in mano, Ruggeri cessava di essere fatuo: non pensava che all’arte e si elevava con essa.

Argìa si era seduta nel posto più lontano, presso al balcone, nell’ombra della tenda drappeggiata. Raramente nella sua vita ella aveva avuto occasione di sentire della musica così buona. E siccome aveva nell’anima la facoltà di comprenderla, l’impressione fu potente... Quei suoni s’impadronirono dei suoi sensi.

Il violino di Ruggeri era affascinante come