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Per distrarla la condusse a Milano; le fece conoscere molte persone. Ritornando a Pavia, continuò nel proposito di farla divertire a qualunque costo.

Lei restava malinconica, fredda, indifferente a tutto. Non basta: stava anche male. Allora il professore pensò di mandarla in campagna. L’aria dei campi l’avrebbe rinvigorita. Fu dunque deciso che Argìa avrebbe passato qualche mese in villa con la cugina Carmela e Bice Chiari. Altre amiche erano invitate a passare alcuni giorni.

Il professore si recava a trovarla due volte la settimana, conducendo seco l’Amelia, i suoi studenti prediletti e altri amici. In tali occasioni si ballava, si faceva musica.

Argìa aveva sempre amato il ballo e la musica con passione. Anche triste, anche affranta, quando la musica penetrava nei suoi nervi, ella si lasciava trascinare nel vortice di un valzer e volontariamente si stordiva. Non per