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Egli ebbe un riso strano e tacque un istante, come sorpreso dalle immagini indeterminate, tumultuose che si affollavano nel suo cervello.

A poco a poco la sua fronte eretta incontro alla brezza fredda, si chinò; e le sue labbra cercarono le labbra della fanciulla.

— Oh! i tuoi baci!... i tuoi baci!... Se si potesse baciarsi sempre e non pensare mai!...

“Del resto tu hai intuito il mio stato scrivendomi che una felicità inferiore a quella che avremmo avuta — o immaginata — senza la tua disgrazia... ti sarebbe intollerabile. Soltanto, la parola “inferiore„ non dipinge la situazione: non dice quello che io sento. La gioia che provo quando ti stringo fra le mie braccia è suprema gioia, insuperabile ebbrezza. Non vi può essere felicità maggiore. Ma questa felicità è avvelenata da un dolore senza nome e senza misura. È uno stato difficile a intendersi, più difficile a spiegarsi, lo stato dell’anima mia ammalata. Sento nel me-