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— Tremi...

— Anche tu...

Tacquero nuovamente.

Lenta, grigia, fumante, la nebbia saliva dalle acque, scendeva dalle nubi, impadronendosi dello spazio. Tutte le cose ne erano avviluppate.

I contorni svanivano. La piazza appariva più vasta; le case più lontane. Un rivenditore di castagne passava come un’ombra gridando la sua merce. Le fiammelle del gas prendevano toni rossastri, senza splendore.

Il vecchio castello, trasformato in caserma, pareva una enorme massa nera coperta di fumo denso; e in mezzo al fumo guizzavano di tratto in tratto languidi lumicini, come le prime scintille di un incendio che cova.

Una tromba squillò, rimbombando nello spazio.

Argìa e Fausto sedettero un momento su una panchina; ma presto si rimisero a camminare.