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— la mamma disse che non si doveva andare in corte, che faceva freddo. Allora io domandai che Nino e Bianchetto fossero portati in cucina. La mamma si allontanò senza rispondere; e la cuoca si mise a ridere sgangheratamente. — Andiamo a dirlo a don Bortolo — mormorò Carlo che è sempre stato più furbo di me. Tutti e due ci avviammo alla camera del precettore che era quella dove dorme Vittorio. Eravamo certi che Bortolo avrebbe trovato il modo di accontentarci. Ma si era appena salite le due prime scale; allorchè i nostri occhi stupiti; enormemente spalancati; rimasero in contemplazione di una cosa orrenda, incredibile; che ci appariva sulla terrazza al di là del finestrone. Erano. — o almeno parevano — i corpi di Nino e Bianchetto appesi per le zampine alla corda del bucato. Le testine piatte penzolavano nel vuoto; con le orecchiette floscie.

“Carlino cacciò un urlo, io sentii come un