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cinque o sei. Avevamo un precettore, certo don Bortolo; un buon diavolo di pretonzolo ignorante; assai bell’uomo se ben ricordo; robustissimo: nato certo per tutt’altra professióne. Più che maestro; don Bortolo era un compagno dei nostri giuochi; meglio che in biblioteca si passava il tempo in corte o in giardino; fra noi tre; e due conigli che un amico del babbo ci aveva regalati; ci si divertiva un mondo. Più d’una volta don Bortolo era sgridato per colpa nostra. In compenso noi lo si amava quasi quanto Nino e Bianchetto; i due bei conigli. Bianchetto era candido e portava al collo un nastrino celeste che mi aveva regalato la mamma: Nino aveva le orecchiette nero e portava un nastro rosso. Il nostro primo pensiero la mattina appena alzati; era di correre in corte a trovare i conigli che ci venivano incontro come due cagnolini.

“Una mattina — credete; mi pare adesso