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Era stata troppo buona, troppo stupida! Avrebbe dovuto opporsi in tempo a quella pazza generosità. Aveva dimenticato di essere madre e lasciato spogliare la sua figliuola!... Così avaro con lei che lo pregava da tanto tempo di condurla un po’ a Milano, almeno per un carnevale, e così sprecone con gli altri!... Non l’aveva mai amata, no. Poteva ben dire che egli non l’aveva mai amata....

Una scena!

In questa occasione, Leopoldo conobbe tutto l’animo egoista e volgare della moglie e l’ultima illusione d’amore lo abbandonò.

Conobbe anche Marco Fabbi, buono e disinteressato.

— Riprenditi tutta la dote di tua sorella, ti prego! — gli disse il vedovo una mattina. — Io sono troppo stufo di questi pettegolezzi e degli sgarbi che mi fanno i Mandelli e i Celanzi insieme.... Meno Andrea il quale mi ha scritto anche l’altro giorno e mi è amico.

Leopoldo non volle riprender nulla.

Fabbi pensò di rimediarvi altrimenti.

Giunto l’anniversario di Annetta che compiva i sette anni, le presentò, da buon zio, la donazione di un fondo del valore di cinquantamila lire, metà della famosa dote.

Così finirono le chiacchiere con piena soddisfazione della signora Cleofe, che già da qualche tempo non si