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Il medico, un vecchio amico di casa, chiamato in premura, non riesciva ancora a far rinvenire l’Annetta.

— È una tempra eccitabilissima, un temperamento sanguigno e nervoso insieme, bisogna guardare quello che si fa — diceva egli investigando le cause del male.

Il signor Leopoldo pareva il più costernato.

Sono stato io — diceva con la voce strozzata. — Al solito mi sono lasciato trasportare dalla collera, per una sciocchezza, una cosa da nulla... Povera la mia bambina!...

Il medico a queste parole non insistette, indovinando qualche dramma di famiglia.

— Ecco! ora sta per riaversi; il respiro diventa regolare. Si mettano qui loro, la madre e la sorella, così. Che nessun ricordo spiacevole si riaffacci alla sua mente al primo ritorno della vita; e tutto andrà bene.

La signora Cleofe sorrideva con gli occhi pieni di lagrime. Emma sembrava più calma. Aveva preso una risoluzione: sposerebbe il ragioniere, quel Pietro Bonazza dalla faccia tonda, tanto buffo ai suoi occhi. Era un sacrificio; forse una cattiva azione; ma in quel momento le pareva un dovere.

Annetta aprì gli occhi; vide la mamma e la sorella, sorrise e tornò a richiuderli.

— Mamma! — mormorò con un filo di voce — Emma! state qui...

Ora dormirà — disse il medico. — La crisi è