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Annetta poteva diventare come lui, raffinandosi.

— Perchè non l’hai detto prima? — scattò finalmente la signora perdendo la sua flemma.

— Ho io forse dato il mio consenso? Dì?! Mi sono mostrato contento di questo matrimonio? Dì?!... La mia ripugnanza è stata sempre la stessa. Ma tu hai sostenuto che si adoravano, che Annetta sarebbe morta...

— Ed è vero...

— Oh! babbo! Babbo mio! — gridò Annetta precipitandosi nella camera nonostante gli sforzi di Emma per trattenerla. — Certo, morirò, certo!... Tu non sai...

Soffocata dai singhiozzi, non potè continuare e cadde priva di forze.

Confuso, interdetto, il signor Leopoldo si chinò su lei, la sollevò, la posò sul letto.

Emma guardava come fulminata, incapace di parlare nè di agire. Lei sola intendeva il motivo della collera e della nuova energica opposizione del suo padre adottivo. Egli doveva avere veduto la scena sulla scala, il contegno di Paolo. Era per lei, dunque, per lei, la straniera, la beneficata, era per lei che sofifrivano!

— Ma io non ne ho colpa! — esclamò quasi ad alta voce nella sua nuova disperazione.

— No, non ne ho colpa — ripetè rispondendo al grido della coscienza. — Eppure è sempre per me