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Andrea faceva sorridendo queste osservazioni; e contava mentalmente gli anni della cugina. Dovevano essere circa trent’otto, poichè egli ne aveva già ventisei. Partito dal paese sul principio dell’adolescenza, egli non vi era più ritornato che di scappata un paio di volte. Era stato in Francia, in America, a studiare il commercio e il movimento industriale. Mortogli il padre, aveva dovuto ritornare per amministrare i beni della famiglia, tra i quali un cotonificio. Il tutto un po’ male andato. La sua famiglia era ridotta alla madre e a due sorelle, pinzocchere della più bell’acqua. Viveva con esse da pochi mesi, ma già convinto che il gelo della lunga separazione non si sarebbe rotto mai più tra lui e quelle donne.

Fin da bambino sua madre lo aveva trattato così. Egli si rammentava di avere sempre cercato un rifugio dalle persecuzioni materne, in casa degli zii e specialmente nella camera di sua cugina, quella bella giovinetta che lo chiamava il suo piccolo sposo. Oh! come egli aveva pianto il giorno delle nozze di lei col Mandelii!

— Cattiva! — gridava in mezzo ai singhiozzi — Cattivai Mi chiamavi «il tuo piccolo sposo» e poi, hai preso un’altro! Perchè non hai aspettato me?. Avevi paura che non ti sposassi?

Ella se l’era preso tra le braccia, e chiamandolo il suo angelo, il suo bell’amore, aveva pianto con lui.

Ora sorrideva ripensando a quelle commozioni in-