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Un po’ rossa per la commozione, Emma sedette presso alla signora Marta, di faccia al Von Roth, i cui piccoli occhi ridevano di contentezza, mentre i pensieri ripigliavano la china malinconica.

— Se fosse lei nostra figlia, signorina Emma, come si sarebbe felici! Lei non ci avrebbe lasciati, lei starebbe qui con noi!...

— La signora Ninì... — balbettò Emma titubante.

— Ha preso marito. Tutte le ragazze prendono marito un giorno o l’altro — sentenziò la tedesca con una leggiera punta di dispetto. — Del resto — riprese dopo una pausa — sta benissimo e noi siamo contenti. Soltanto ci duole di averla lontana. Come si fa! Nessuno può avere tutto. Un giorno si mariterà anche la signorina Emma e andrà lontano, chi sa dove.

— Oh, io non mi mariterò. Sono una trovatella. Nessuno sa precisamente se il nome di Walder sia veramente quello di mio padre.

— C’è qualcuno che lo sa; ed è cosa positiva.

— Davvero?!... Ah! la notizia che mi aveva promessa!...

Parli signor Gioachino, parli; mi dica tutto. Ho il presentimento che mi dirà delle cose da farmi piangere. Ma non importa. Pur di sapere! Sono tanti anni che aspetto. Dieci anni. Ne avevo sette quando mi hanno lasciata qui. E non li ho mai dimenticati, quei poveretti...