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appagava il suo nobile orgoglio e, quell’ingenua ambizione di possedere cose rare, uniche, così radicata nelle razze primitive.

Sarebbe stata felice con lui, in ogni modo.

Figlia, sorella... amante. Cosa importava il nome!...

Egli invece moriva! Appunto allora che avrebbe dovuto vivere.

Stava per lasciarla. Ben presto, sarebbe scomparso. Scomparso per sempre. Quella creatura così degna di esistere, si sarebbe disfatta... disfatta!

E di lei, che ne sarebbe? Cosa avrebbe fatto sola al mondo?

Non poteva sperare che il dolore la uccidesse, poichè tanto aveva sofferto e non era morta.

La vita le appariva come una catena, tenace, lunghissima, i cui anelli di ferro le entravano nelle carni.

Che ne avrebbe fatto della sua vita così giovine ancora?

Guardava lontano, lontano, nell’infinito.

Forse, passata la vertigine di quel supremo distacco, il suo cuore lacerato da tante ferite, avrebbe trovato pace alfine? Oppure, travolta da nuovi turbini, avrebbe misurato l’abisso di nuovi dolori? Forse, per risorgere ancora e cercar salvezza inerpicandosi sopra altri scogli più scabrosi, con le membra straziate e sanguinolenti?...

Per morire, alla fine, per morire.