Pagina:Speraz - Emma Walder.pdf/324


— 318 —

qualche volta ne ho pure fatti comperare per vedere se parlavano del matrimonio di Annetta...

— Fu un caso famoso — disse Gioachino. Uno dei primi giorni dacchè eravamo a Verona, un amico mi mandò un giornale dove era stampato a grandi lettere: Il fatto di Melegnano. Vidi il suo nome, lessi e... nascosi il giornale. Da quel giorno, nessun giornale capitò nelle sue mani senza che io lo guardassi prima. Non avevo cuore di darle un dispiacere simile.

— Eppure una volta bisognava dirmelo!

Di ciò convenivano tutti, ma erano contenti di non essere stati loro a dover fare quel brutto racconto. E il signor Gioachino si scusava ripetendo: — Che le disgrazie si sanno sempre abbastanza presto.

Emma passò, come di solito, le sue ore sulla giostra ad aiutare il cassiere.

La voce della sua partenza essendosi sparsa, tutti gli addetti alla fiera si recavano a salutarla o almeno a vederla per l’ultima volta, poichè molti l’ammiravano.

La sera, quando il signor Gioachino andò a rilevarla, ella tornò al carrozzone, fermandosi ad ogni passo per rispondere ai saluti, alle strette di mano. A un tratto si trovò di fronte a Celanzi, che s’inchinò rispettosamente e continuò la sua strada.

Presso alla scaletta, Hector, il grosso cane da caccia, le venne incontro facendole festa. E a lei parve che egli pure le dicesse: «Tu parti: ci lasci!»