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— Andrà alla Corte d’Assise dopo Pasqua. Tutto è pronto; e speriamo il miglior esito per Leopoldo. Si è tardato per vedere se egli si rimetteva. Poi, l’istruttoria fu lunga.

— Potrebbero condannarlo?..

— Non credo che lo condannino. Tutte le circostanze provano che Mandelli era eccitatissimo quei giorni, che ha ceduto a un impulso irresistibile.

— Poveretto! Se io non fossi fuggita non succedeva nulla! Tutta mia la colpa. Andrò in tribunale: dirò tutto.

— Sarà forse chiamata in udienza dal giudice; ma spero che venga esonerata dal comparire ai dibattimenti.

— E lui, il babbo, dovrà andarci?

— Eh, certo!

— Io l’accampagnerò.

Un fremito agitò le sue labbra. Pensò a tutto quello che le chiederebbero i giudici; alle accuse che dovrebbe pronunciare contro il morto, per salvare il suo uccisore.

— È orribile! — esclamò — È orribile.

— Non si presenti — insinuò Celanzi.

Lei protestò. Abbandonare il suo benefattore, il suo padre adottivo?... Non era così abbietta. E poi egli meritava di essere difeso. Era, in fondo, innocente.

— È questa la voce pubblica — affermò Celanzi. —