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Doveva mettersi al suo fianco, assisterlo, confortarlo, non lasciarlo mai più.

Era il suo dovere.

Pure ella tremava all’idea di compierlo quel dovere, perchè Paolo, morto, non le pareva più nè vile, nè colpevole, e l’idea di accostarsi a chi lo aveva ucciso, la faceva fremere.

La vita a cui andava incontro, con un malato di mente, con un...

Non voleva dirla l’orrenda parola. Povero babbo suo, abbandonato dalla moglie e dalla figlia, non doveva ella accoglierlo come egli aveva accolto lei, povera e sola e abbandonata dai suoi?

Limpide come il giorno le tornarono alla memoria le parole di Marco Fabbi a proposito della malattia di Annetta e de’ suoi capricci, de’ suoi puntigli: — Comode quelle malattie di nervi! Comodo, imporsi a tutti e liberarsi da ogni dovere, con la scusa d’un male che va e viene, secondo il nostro piacere! Capriccio, puntiglio, egoismo... — Lei non aveva di quelle malattie: era sana e cosciente e non poteva sottrarsi al dovere.

Si alzò di sbalzo; vide Andrea che la guardava, e arrossì lievemente.

Egli accorse a lei.

— Vuol ritornare in città?

— A momenti. Prima vorrei che ella mi raccontasse più in disteso tutta la tragedia e quello che è accaduto poi.