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— È buono però — insinuò Emma.

L’altra annuì con un sorriso di compiacenza. Egli era buono sì, ma la vita era dura. E continuava a narrare de’ suoi fastidi. Poi ripigliava il discorso dove l’aveva lasciato, dicendo che Emma doveva approfittare di quei giorni di fermata a Como, per avere notizie di casa; perchè, insomma, doveva ben maritarsi una volta e non poteva sposare un ciarlatano, nè un saltimbanco.

Emma sorrideva a fior di labbro. Quanto a maritarsi, non ci pensava davvero... S’interruppe, ascoltando di fuori.

Il cassiere la reclamava.

— A rivederci, Marta, il cassiere aspetta.

— Buona sera, Emma.

Sempre con le braccia e le mani cariche, Marta s’affacciò al finestrino, e guardò la giostra e il bersaglio dove Nini troneggiava in mezzo a una folla di uomini. Guardò anche le altre, baracche dove pure i curiosi si affollavano. La giostra a vapore e Nini ottenevano indubbiamente il maggiore successo, erano, senza contrasto, le due meraviglie della fiera.

Pensò che avrebbero fatto dei buoni incassi; e tuttavia il suo volto non si rasserenò.

Con un gesto scorato ritornò all’ingrato mestiere di ravviare quella casuccia che la sua figliuola arruffava continuamente.

Sulla giostra, Emma aiutava il cassiere e lo seri-