Pagina:Speraz - Emma Walder.pdf/282


— 276 —


centimetro era sparito o cresciuto, da una parte o dall’altra; e quand’anche l’esattezza si salvava, dov’era mai andata la grazia, la freschezza e quel non so che, quel benedetto «non so che» per cui le eleganti si disperano?

La promessa sposa pestava i piedini come una monella.

— Bisognava ordinare tutto a Parigi, bisognava, ecco! Neppure le sarte milanesi arrivano a quella finezza, a quella impronta di eleganza suprema. Per risparmiare alcune miserabili diecine di lire, avere la roba fatta male da queste insopportabili guastamestieri del borgo! Maledetta pidocchieria!

Cleofe cercava di calmarla. La differenza della spesa era poca cosa, in ogni modo ci avrebbe pensato lei; ma da una parte le cose spedite non vanno sempre così bene e bisogna tenerle; dall’altra — e questa era la parte più importante — non si poteva a meno di far guadagnare qualche cosa a quelle del paese. Che cosa avrebbero detto altrimenti tutte quelle povere donne... con quelle lingue d’inferno? Ci voleva un poco di politica.

— O mamma, che ridicolaggini vai dicendo! C’importa assai a noi di queste sciocchezze. Gli è che il babbo ha voluto così; e adesso, pare, comanda lui.

Era questa la più feroce puntura con cui la ingrata figliuola potesse tormentare la madre.

«Adesso comanda lui» voleva dire: «Lo so, ti