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Egli voleva spezzarsi il capo contro i muri. Emma, la sua Emma, aveva potuto abbandonarlo così! Lavorava nella Metempsicosi!... Una ciarlataneria qualunque. Era possibile che la sua bambina si fosse rigettata in quella miseria?... Ma perchè?... Cosa le avevano fatto?

Nessuno rispondeva.

Il solo che avrebbe potuto dare qualche schiarimento, rimaneva indifferente come se la cosa non l’avesse toccato. Ebbe anzi la cattiva idea di ripetere una vecchia sciocchezza sulla nostalgia del fango.

— Fango, sarai tu! — gli gridò Leopoldo fremente.

— Signor Leopoldo! Badi come parla!

Le donne strillarono.

Marco Fabbi intervenne.

— Via, Leopoldo, non è il caso di scaldarsi tanto per una stupida frase... E lei, caro Brussieri, un po’ di calma, un po’ più di rispetto.

Leopoldo si allontanò e per quella sera la cosa finì lì. Ma egli covava un segreto rancore contro quel ragazzaccio, che gli aveva ubbriacata la figliuola, e nel quale sentiva un nemico.

In paese dilagava il pettegolezzo.

Il nome di Emma era sulla bocca di tutti. Chi l’accusava e chi la difendeva. Secondo alcuni era una vittima, secondo altri una sudiciona.

La malignità scendeva agli estremi. Prendeva