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e abbozzò una carezza, di cui il cane prese la sua parte con rumorosa gioia, slanciandosi al collo del padrone.

La massaia, di ritorno con la chiave, frenò quell’impeto di bestia affettuosa. I bimbi scoppiarono a ridere, poi s’involarono schiamazzando e spingendo il cane alla cuccia.

Quando fu solo nella casetta, sempre pronta ad ospitare i padroni, Leopoldo andò a cercare la camera in alto, dove dormiva da ragazzo. Si buttò sul lettuccio per riposare.

La nebbia era svanita; dalle finestre aperte entrava il sole ancora tepido dell’ottobre.

Tentò di pigliar sonno. Ma il pensiero tormentatore che gli aveva dato un istante di tregua tornò ad assalirlo.

Doveva perdonare, dimenticare, e assicurare la felicità di Emma...

Andrea era un uomo di cuore, un uomo onesto, malgrado la sua aberrazione per Cleofe; solo con Emma, lontano, l’avrebbe amata e resa felice. Bisognava farli sposare e mandarli via.

Quanto a lui... vi era un rimedio, un dolce sottile rimedio!

Vestito di tutto punto, Andrea aspettava i padrini, o un ordine qualsiasi dalla parte del Mandelli.

Pronto a morire, egli aveva passato la notte nei