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— Ed ora cosa farò?... Cosa farò? —si domandava camminando a caso, uscendo dal borgo. Se Emma ama Celanzi... se è vero... cosa farò?

A momenti Emma gli faceva pietà; la compiangeva, povera bimba. Poi, tutto a un tratto si rivoltava.

La coscienza gli diceva che il suo dovere era di andare da Andrea, di dimenticare ogni offesa e di combinare una linea di condotta capace di assicurare la felicità di Emma. Un viaggio, per esempio. Andrea potrebbe fare un viaggio di qualche mese, per lasciare a Cleofe il tempo di allontanarsi con la figlia e il genero. Dopo...

Oh! no! no! Impossibile.

Emma doveva dimenticare quell’inutile amore. Doveva rimanere con lui, sola con lui... fino al giorno...

Fino a qual giorno?...

Non poteva rispondere. Non osava.

Poteva perdonare a Celanzi il tradimento, non rivederlo, però... Al solo pensiero di rivederlo, si sentiva rimescolare. Ah! se ci fosse stato il divorzio, che bella vendetta, fargli sposare Cleofe!

Allora sì gli avrebbe perdonato completamente, ringraziandolo anzi per la ricuperata libertà.

La morale ufficiale e la legge vietavano un accomodamento così facile e logico. Bisognava invece, fingere, salvare le apparenze: aiutare la società a non uscire dalle vecchie rotaie.