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vai alla rovina, mentre potrei salvarti. La gioventù
dispera troppo facilmente.
— No, babbo. Del resto la cosa non è grave come tu pensi.
— Tu mi vuoi ingannare. È orribile. Questo volermi ancora illudere, mi spaventa di più....
Fu interrotto.
Marco Fabbi entrava nella sala cantarellando l’allegro motivo che aveva servito di accompagnamento, e come di maschera alla dolorosa conversazione.
La gran partita a primiera era finita. E anche le zie, trasportate dai ricordi giovanili, si accostavano al pianoforte dondolando la testa, e canticchiando in falsetto.
Cleofe e Celanzi, Annetta e Paolo, ridevano allegramente.