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— No...

— Siete tutti pazzi laggiù- È quella pettegola che vi fa perder la testa. Come sta dunque?... Sempre lo stesso, eh?

— Questa notte è stata male. Abbiamo vegliato. Per questo sono un po’ stanca. Adesso va assai meglio.

— Uhm! So io cosa ci vorrebbe per lei.

Ghignò e masticò qualche parola.

— Vada a trovarla, zio.

Essa lo chiamava zio, come Annetta.

— Andrò stasera. Adesso devo andar qui; ci ho un affare. E tu?... Buona passeggiata.

— A rivederci.

Emma riprese il cammino col suo solito passo leggiero e rapido, mentre il vedovo si voltava a guardarle dietro, brontolando tra sè.

Quest’incontro fece bene a lei. Non tremò, non esitò più. Il giudizio libero, grossolano, ma sincero di quell’uomo, aveva rinfrancato il suo coraggio. La convinzione che Annetta non sarebbe morta, che il suo male sarebbe presto o tardi passato, qualunque cosa accadesse, che in fondo erano capricci, penetrò nel suo spirito come se Marco Fabbi gliel’avesse imposta.

Rasserenata subitamente concluse:

— Se il signor Brussieri si lascia commuovere, se dà retta alle mie parole e promette di ritornare, bene; se no.... vada al diavolo!.... E se mi manca di rispetto,