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salivano gli olezzi delle magnolie, dei gelsomini e della vaniglia. Tutta in celeste, dalle pareti alla stoffa delle mobilie, alla coperta e al padiglioncino del letto, la camera appariva in quell’ora e sotto a quella luce, più che mai graziosa e ridente. Vera camera di fanciulla ricca e di bionda che predilige il colore meglio adatto al suo tipo; elegante in ogni particolare; adorna di specchi e di una quantità di oggetti costosi e attraenti. Vi si sentiva la cura minuziosa della mamma studiosa di allontanare ogni tristezza dagli occhi della sua creatura.

Ma Annetta parlava di morire, e l’Emma si struggeva in pianto, e gli specchi civettuoli riflettevano due visi addolorati.

— Se fai così — riprese l’ammalata — se fai così, dovrò pensar male di te.... Sì; non interrompermi: dovrò pensare che ti senti debole perchè Paolo ti piace; oppure, che ti ha fatto la corte e che hai paura di trovarti sola con lui....

Emma si sentì gelare.

Per fortuna, l’uscio si aprì in quel momento, e potè evitare di rispondere.

La signora Mandelli entrò e si diresse subito al letto della sua figliuola per darle il buon giorno, per stringersela al cuore.

— Come stai, amore mio?

— Meglio, mamma: sto meglio. Ho sognato che guarirò, e spero che sia vero.