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Da prima aveva sognato di esserle cara: aveva creduto alle sue dolci parole, alla carezza involontaria di quegli occhi vellutati; ai baci scoccati da quelle labbra fresche e profumate. Come altri cuori forti, di uomini, il piccolo cuore della bimba era stato preso al laccio di quella esteriorità affettuosa; e il precoce disinganno l’aveva crudelmente ferito.
Ora, però, vedendo quella donna altera, così angustiata e ridotta a sopportare le umiliazioni che Annetta le infliggeva, Emma le perdonava tutto, vinta da una immensa pietà.
Cosa non avrebbe dato per mostrare con un’azione straordinaria la sua generosità e la sua riconoscenza a colei che tante volte l’aveva accusata d’ingratitudine!
Ma cosa poteva fare?
Una mattina, mentre la signora Mandelli era andata alla prima messa, a pregare Iddio per la sua figliuola, questa che aveva passata una notte molto agitata, si destò più presto del solito dal breve sopore mattinale.
Emma era là, accanto a lei.
— Come stai, Annetta?
— Meglio, cara. Ho fatto un bel sogno. Paolo era qui; mi amava tanto! Oh! basta il sogno a ridarmi un po’ di forza!
Tacque, e un sorriso spuntò sulle sue labbra, in mezzo alle lagrime che le scorrevano sulle pallide guance.