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Fabbi scrollando le sue larghe spalle — È sempre stata così: capace di morire per un puntiglio.

Il dottore sorrideva a mezza bocca.

— Figlia unica! L’hanno abituata ad accontentare ogni suo capriccio. Ed ora è veramente capace di morire, o, peggio, d’impazzire.

— Lo credi?

— Pur troppo. Un po’ malazzata era fin di prima; poi, piangere sempre, non mangiare, stare a letto anche quando io le ordino assolutamente di alzarsi; assecondare tutte le debolezze dei nervi tanto da farsi venire le convulsioni alla più piccola scossa, e sempre con l’idea fissa di morire se quell’altro non ritorna; c’è di che ammazzare un toro! L’auto-suggestione è terribile. Noi stessi non sappiamo fino a quali estremi possono giungere le sue conseguenze. Insomma io pagherei qualchecosa perchè quello stupido ritornasse.

Marco Fabbi rimaneva pensoso, ma sempre un po’ incredulo. Secondo lui, se invece di stare a farle tanti piagnisteri, invece di accarezzarla e di assecondarla, le avessero fatto intender ragione, sarebbe guarita in un momento.

— Troppo tardi — mormorava il medico, dondolando il capo ed allontanandosi per recarsi da altri malati. — Troppo tardi, caro Marco.

Nella camera semibuia, con le tendine calate, Annetta, a letto o in poltrona, tanto debole che non