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lato il sangue e fissandomi con quei suoi occhi di giudice inquirente, ha detto: La tua carne odora di peccato...!
— Dunque?... eh?... E quel giorno mi tranquillavi!... Va, va! Adesso capisco. Non fui per te che un capriccio.... un momento di debolezza. L’hai detto. Ah! Ah! Ah!... E adesso vorresti farmi sposare l’Emma per liberarti di me....
— Non è vero. Piuttosto per non perderti del tutto.
Pure parlando, ella teneva gli occhi rivolti al bosco dove i due fidanzati continuavano il loro alterco.
Un grido di Annetta, un vero grido di angoscia la fece sussultare.
— Annetta!... Vengo! Coraggio.... la mamma!...
E si precipitò sulla scala esterna, correndo verso il bosco e ripetendo sempre:
— Bambina mia! È qui la tua mamma!
Annetta si buttò singhiozzando fra le sue braccia. — Vuol andarsene — balbettava con la voce rotta — Non mi vuol più! Oh, mamma!
— La signora Cleofe volse un’occhiata di fuoco al giovine che era lì a due passi, un po’ imbarazzato, ma niente intimidito.
Egli rispose a quello sguardo stringendosi nelle spalle.
— Bambina mia! Anima mia! Ma ti pare che