Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 111 — |
nuova.... Hai perduto la memoria? O non eri te, venti giorni fa all’albergo del Biscione....
— Taci, taci; calmati! — impose la signora spaventata. — Non ti credevo ingrato al punto di rinfacciarmi così duramente un momento di debolezza....
Celanzi indietreggiò come se lo avesse colpito. Era pallidissimo e le sue labbra tremavano.
— Ingrato?... Un momento di debolezza?... — mormorò sbalordito. Si interruppe dando in uno scoppio di risa, selvaggiamente sarcastico.
La signora Cleofe, povera donna, spaventata da quel contegno — lei che aveva traversato tante volte il fuoco senza averne mai scottate le carni — badava a sorvegliare le entrate per la gran paura che qualcuno sorprendesse Andrea in quello stato.
Egli tornò a chinarsi su lei, e con la voce tagliente della più amara ironia, le domandò a bruciapelo:
— Ne hai avute molte di quelle debolezze nella tua vita?
— Ah, villano!... villanaccio!...
E nell’impeto gli avrebbe sputato in faccia, ma si contenne. Sempre padrona di sè, sempre capace di scegliere quello che meglio le conveniva, si abbandonò su una sedia e si mise a piangere.
Era sicura che nessuno stava per sorprenderli. Annetta e Paolo si bisticciavano in giardino.
Le lagrime della bella donna produssero sul giovane innamorato il solito effetto.