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nuova.... Hai perduto la memoria? O non eri te, venti giorni fa all’albergo del Biscione....

— Taci, taci; calmati! — impose la signora spaventata. — Non ti credevo ingrato al punto di rinfacciarmi così duramente un momento di debolezza....

Celanzi indietreggiò come se lo avesse colpito. Era pallidissimo e le sue labbra tremavano.

— Ingrato?... Un momento di debolezza?... — mormorò sbalordito. Si interruppe dando in uno scoppio di risa, selvaggiamente sarcastico.

La signora Cleofe, povera donna, spaventata da quel contegno — lei che aveva traversato tante volte il fuoco senza averne mai scottate le carni — badava a sorvegliare le entrate per la gran paura che qualcuno sorprendesse Andrea in quello stato.

Egli tornò a chinarsi su lei, e con la voce tagliente della più amara ironia, le domandò a bruciapelo:

— Ne hai avute molte di quelle debolezze nella tua vita?

— Ah, villano!... villanaccio!...

E nell’impeto gli avrebbe sputato in faccia, ma si contenne. Sempre padrona di sè, sempre capace di scegliere quello che meglio le conveniva, si abbandonò su una sedia e si mise a piangere.

Era sicura che nessuno stava per sorprenderli. Annetta e Paolo si bisticciavano in giardino.

Le lagrime della bella donna produssero sul giovane innamorato il solito effetto.