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dice la Teresa, non sai quanti di questi infelici ci sono anche senza il divorzio!
— È vero. È un’infamia, però; ci vorrebbe una legge che assicurasse la felicità delle povere donne.
Celanzi e la signora Cleofe fecero una risata.
— Cara mia; quando la donna non ama il marito, o ha un marito cattivo, il divorzio è in suo favore! — esclamò il giovine.
Annetta stava per ribattere con una frase secca, già formulata nella sua mente:
— Le donne virtuose amano sempre il marito!....
Ma i suoi occhi si scontrarono con quelli della sua mamma che la guardava un po’ ansiosa. La parola le morì sul labbro. Arrossì e borbottò:
— Io non so delle altre: io parlo per me.
— Allora bisogna ordinare al Parlamento una legge speciale per la signorina Mandelli.
— Taci, impertinente.... Ecco Paolo! ecco Paolo!...
Balzò in piedi per corrergli incontro.
— Povera bambina! — sospirò la signora Cleofe guardando il cugino.
— Cose che passano — fece Andrea ironico.
— Andate a Milano, domani? — chiese l’Emma prima che i fidanzati comparissero nel salotto.
— Sì, certo. Bisogna andare a scegliere le stoffe e dare le ordinazioni al tappezziere. E anche con la sarta bisogna intendersi a tempo. Ci fermeremo un paio di giorni.