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Quanto aveva poco goduto i vantaggi della sua nascita e del suo stato di uomo ricco, intelligente e colto, altrettanto si sentiva staccare da tutto e quasi da tutti, in quella triste ora di prova. Cleofe gli era parsa odiosa anche in quella occasione, anche al letto di Annetta, nel suo amore materno, che pure era la sola cosa gentile e bella di cui fosse capace.

Da un pezzo egli non l’amava più; ma la memoria di quello che aveva sofferto per lei, poteva sempre irritarlo.

Specialmente quando la vedeva così bella ancora e capace di risvegliare in lui, corazzato, l’ardente desiderio di possederla, di accarezzarla, di ubbriacarsi al profumo di quella carne fresca e voluttuosa — il cuore freddo e vuoto di amore — egli sentiva fremere l’odio insieme allo sdegno.

Quante volte era fuggito, riluttante e vergognoso! Fuggito come un pazzo, imprecando. Ma non sempre fuggiva. Qualche volta era debole. E al risorgere della ragione gli pareva che tutto il suo corpo fosse contaminato da un contatto impuro che lo faceva rabbrividire.

E pensare che ella avrebbe potuto renderlo felice per tanti anni, con quella bellezza così resistente, con quella eterna giovinezza! Che gioia, che estasi, se fosse stata diversa nell’anima, se lo avesse amato!.....

Rimpianti ormai vani, assurdi. Li cacciava da sè, con disdegno, i vani rimpianti. Non più. Non più. Il