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La cameriera che gli andò a aprire diè addietro spaventata:
— Gesù aiutaci! gridò la povera figliuola.
— Cos’hai? Sei pazza? domandò il giovane a sua volta.
— Ma è proprio lei? Ma non è morto dunque?
— No, no, va pur franca son vivo, disse Cesare ridendo. Ma dov’è mia cugina?
— È di là... ma lasci andar prima me; bisogna prepararla:
— Hai ragione.
Non fecero a tempo: l’uscio del salotto fu aperto con impeto, e una figura pallida e tremante si presentò sulla soglia.
— Emilia!
— Ah! Dio! Cesare!
Emilia si gettò fra le sue braccia, e svenne.
Ma tornò presto al dolce sentimento della vita; si risvegliò sotto un bacio ardente per riassicurarsi dell’immensa felicità che le era concessa.
Come le pareva bello di vivere!
Altro che attività, e vita del pensiero, e viaggi e storie. Tutte miserie, vanità delle vanità, di cui si era cullata quando credeva che l’amore fosse morto per lei.