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— Che avete Gianni? chiese la Teresina con interesse: mi sembrate afflitto?
Non aveva nulla. Era un pazzo, diceva. A questo mondo quando si era poveri bisognava rassegnarsi al destino. Ma, era più forte di lui, certe umiliazioni gli pesavano troppo; tanto più dacchè sapeva di non averle meritate! E non l’avevo meritate da lei, nò, lo poteva giurare. La teneva in venerazione come la madonna. E lei, quella signorina tanto gentile, come lo aveva trattato. Oh! ma era meglio non lo facessero parlare!
Lei lo ascoltava a bocca aperta; ma finchè parlava a quel modo era come se non avesse parlato. Lei non ci racapezzava nulla lo stesso; e intanto sorrideva suo malgrado a vederlo così confuso. Se avesse potuto giovargli in qualche cosa, o se trovava sollievo a confidargli le sue pene, era certo che non avrebbe potuto trovare una persona più disposta a compatire i suoi dolori.
Gianni che sentiva davvero un bisogno irresistibile di levarsi di dosso il peso d’un dispiacere non confidato, cominciò a raccontare come meglio potè, e non senza molte digressioni, della sua triste avventura con la signorina; dei colpi di frusta e dell’oro che gli aveva gettato in faccia. E intanto di-