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Il passato era tornato presente: il sogno era realtà, un’altra volta.

Teresina non parlava più, nè Cesare.

Non si sentivano che i sospiri affannosi di due petti anelanti. Lui la teneva stretta stretta con tutte e due le braccia e le baciava il collo, le guancie, la bocca...

I sei anni che li separavano da quella sera fatale, si erano dileguati: un soffio era bastato a scacciarli come una nuvola leggera: il soffio ardente della passione.

Ma un urlo improvviso e furibondo turbò il silenzio del bosco: un urlo straziante, desolato vi rispose.

Una diecina di fiaccole illuminarono la campagna intorno ai due giovani: il signor Luigi e il signor Arturo e i contadini inebetiti colle fiaccole in mano, ridevano sghangheratamente.

La filatrice era sorpresa fra le braccia del suo amante: gliel’avevano fatta bella; se ne vantavano. Que’ contadini se la godevano. Quanto al signor Cesare era un traditore, un mancator di parola indegno di sposarsi mai più colla pupilla del signor Luigi. Il signor Luigi poi non aveva la lingua legata e non si fece pregare a dirglielo.