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— Cristina!...

Ella udì e si drizzò, interrompendo il lavoro, e guardò il suo signore con ineffabile e ansiosa tenerezza.

Il Castellani comprese che il momento fatale lungamente temuto e pazzamente desiderato, era giunto, e che non stava più in potere suo di sfuggirlo, nè di allontanarlo.

Con questa convinzione dell’inevitabile, che agisce, a volte, come una potenza ipnotica dell’io su se stesso e trascina e conquide le creature impressionabili, quasi quanto la più fiera passione, egli rinunziò fino da quel momento a qualunque idea di resistenza.

— Sarà quello che sarà — pensò con intima gioia — Io non l’ho chiamata; è il destino che me la manda!...

E nel frattempo se la divorava con gli occhi, che non gli era parsa mai tanto bella.

— Come siete qui, Cristina? Non eravate a lavorare laggiù nei campi del fittabile di Val Mis’cia? Mi parve di avervi vista questa mattina con la zappa sulla spalla, avviarvi insieme alle altre...