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Le pioggie sarebbero arrivate nel momento più propizio, se il grano era seminato e il fieno messo sotto coperto. Ma certi nuvoli, certi buffi di vento le annunciavano vicine. Presto dunque, presto! E i falciatori affilavano le loro grandi falci lucenti come specchi, e le donne allargavano il fieno coi rastrelli di legno cantando allegramente, nell’eccitante profumo della menta, del timo, delle primavere, delle campanelline rosate, di tutta la infinita famiglia delle erbe odoranti.

Nei campi destinati al melgone, gli aratri andavano su e giù lungo i solchi, squarciando il seno alla terra nera, calda, bramosa di fecondazione.

I bifolchi e i cavallanti camminavano al passo presso alle loro bestie, esortandole di tratto in tratto con le voci famigliari a cui esse obbediscono.

Tutta Val Mis’cia era in moto. I fratelli Rampoldi dirigevano i lavori. Pietro che aveva sempre fatto il bifolco ed era il contadino del più grosso podere, guidava talvolta i bovi mentre Sandro conduceva i cavalli.