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preoccupazione di fare un’opera d’arte dilettevole pel gran pubblico — come la vecchia scuola comandava dovesse farsi — se in quelli v’ha la studiosa propugnatrice di nuove e generose idee sociali, e l’osservatrice di caratteri moderni, in questo Romanzo della Morte — cosa che non avrei mai supposto — v’è una muliebre freschezza di passione, v’è, nel contesto, l’idea, il proposito di fare un delicatissimo romanzo, ed in gran parte, v’è riuscita.

Il romanzo entra nella sua più bella fase al 5º ed al 6º capitolo. Lì c’è tutta l’arte completa della Sperani: lì le scene vere della vita, come può presentarle un’osservatrice della sua potenza; e se fin là non si sente Argia ad amare con islancio muliebre — nè idealmente, nè sensualmente, invece, è in quei due capitoli ch’ella principia a rivelarsi, con tutta la desolante prostrazione in cui l’ha gettata l’infamia d’altri, accanto a Fausto, posseduto dalla disperazione dell’amore, col cuore arrovellato dalle spine di dolore acutissimo.

(Dalla Rassegna Critica).

A. Lauria.


All’opera d’arte giova quello speciale procedimento dell’A... per cui dall’evoluzione ascendentale del concetto pessimista si conchiude a un corollario tanto più rilevante quanto più inaspettato, sicchè, con grande vantaggio dell’interesse tenuto sempre desto, e dei moderni criterî positivi, invece della glorificazione della Morte, si ha la vittoria definitiva della Vita, la quale ci si afferma con tanto maggiore intensità quanto maggiore poteva sembrare nello svolgimento del racconto la tendenza