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così confortante l’idea conclusionale del Romanzo della Morte, che dovrebbe convincere persino quei timidi lettori, i quali rimasero perplessi avanti lo spirito ribelle d’altri volumi della stessa Sperani. Non si spaventino, questa volta! Se le ipocrisie, le menzogne e le ingiustizie sociali del tutto non hanno in loro inaridito il sentimento della pietà, dovranno persuadersi che il Romanzo della Morte è un’opera di pace.
(Dal Sole).
F. Cameroni.
Il Romanzo della Morte, così concepito è la storia della lotta dei sensi alleati all’intelletto forte e alla vigorosa saldezza dell’animo, contro le massime tradizionali, succhiate col latte, sui pregiudizii necessariamente assorbiti, sull’istinto autocratico del maschio. È il romanzo della rivincita. — Lotta titanica invero, cui soltanto un’organizzazione eccezionale è dato combattere.
(Scintille di Zara).
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Bruno Sperani è veramente italiana; e nel suo lavoro lo spirito sereno e bene equilibrato della nostra nazione si afferma contro le esagerazioni, pur geniali, dei nostri fratelli d’oltr’alpi.
Ella si riconnette, così, alla sana tradizione manzoniana, alla quale, largamente intesa e accettando tutte quante le modificazioni e i perfezionamenti che dai tempi mutati sono richieste, tornerà, probabilmente, a poco a poco, la vera arte italiana.
(Dalla Vita Nuova).
Angelo Orvieto.