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Tutta una condotta che può parer povera ed è semplice. Tutta una storia la quale al di là dei suoi capitoli d’amore, di ansie e di morte, svela la morale che libera gli umani da colpe, pur troppo segnate nel loro destino. Nell’Ingranaggio non vi sono tesi. Questo diciamolo pure un bene, per i tempi che corrono, propizi alla cattedra. La morale viene ineluttabile dai fatti. In quel sciupìo dei liberi slanci, delle onestà fiere, degli affetti primi e dei doveri sacrosanti, voi vedete la gran lotta che si sfascia dinanzi alle fila del caso. Tutto va nell’ingranaggio e per gridi che innalzi la vittima, o per odio che ammassi il colpevole, ogni cosa esce da quei denti di ferro, come vogliono le forze e i misteri del destino nostro.

(Dalla Lombardia).

Ugo Capetti.

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Quest’imperfetta e sommaria analisi del romanzo basta però ad indicare che esso è un romanzo intimo dove il dramma scaturisce dalla passione ardente. Pochi personaggi principali, disegnati, nelle loro linee generali, con arditezza di tocco; molte macchiette, fra le quali alcune felicissime, massime le piccole fotografie dal vero degli artisti del Teatro Milanese. Qua e là, come del resto in tutti i romanzi della Sperani, si riscontrano ineguaglianze e slegature, ma l’interesse non langue mai. È soltanto a rimpiangere che l’egregia scrittrice, o per soverchia fretta o per noncuranza, non abbia dato l’ultimo ritocco al suo lavoro, non ne abbia meglio curata la forma; non abbia meglio approfondito i carat-