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Un giorno fu chiamato anche alla Cascina Grande per un caso di tifoide. Vi si recò subito, desideroso di vedere Maria.

Appena entrato nella corte, saltò dalla sua carrozzella e si lasciò condurre presso l’ammalato da una vecchia contadina che era lì ad aspettare.

La vasta corte della Cascina Grande conteneva sei edifici. Due belli: la casa del fittabile, grande e comoda e provvista di un largo portico, per mettervi il formentone quando la raccolta si faceva con la pioggia: e la stalla per le bestie.

Quattro bruttissimi, neri, maltenuti: casupole da contadini. L’ammalato di tifoide abitava nell’ultima casupola quasi nascosta dietro la stalla, nelle esalazioni del letame. Poco discosta, ma assai migliore era l’abitazione di Sandro e Maria. Si componeva di due stanze, vicino al fenile.

Finita la visita con tutte le regole, il dottore andò direttamente alla casa di Maria, sperando di trovarla. Ma non vi era.

Una giovine macilente che tesseva sola sola in una specie di cantina, facendo un rumore