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parlando con Maria, facendola abilmente discorrere, egli acquistava la convinzione che la virtù della donna non sarebbe stata meno crudele, nè meno ostinata della malattia, nella sua resistenza.

Ma anche lui si accaniva, mostrando in fondo poca saggezza.

Di tratto in tratto però perdeva la pazienza e scappava via brontolando: — Peggio per te, sciocchina!

Nel cuore dell’estate, mentre il sole e i miasmi facevano stragi fra i più poveri contadini, il dottore, essendo appunto un po’ spazientito, trovò ancora un pretesto per assentarsi alcuni giorni. Quando ritornò trovò tanto da fare a Gel e in Val Mis’cia che non ebbe il tempo di recarsi alla Cascina dove il male attaccava meno.

Tra i malati c’era anche la Virginia, che soccombeva alla tisi lungamente covata.

Il medico, per quanto giovine e forte e non pigro, non bastava quasi all’immane fatica di curare tanta gente; e in certi cascinali lontani, alcuni poveri contadini morivano prima ch’egli arrivasse a soccorrerli.