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stina era un bel pezzo di ragazza e i padroni le facevano l’occhio di triglia, e anche don Giorgio Castellani, il giovine curato di Gel, la vedeva volontieri.

Ma la sorella di lei, la sposa Rampoldi, dolente e quasi offesa, esclamò:

— Sei pazza?! Che vita vuoi fare, altro che lavorare?... I poveretti son nati per questo. Anche il mio Sandro, ch’è stato via coi tedeschi e poi coi piemontesi, dice che dappertutto è lo stesso.

— O lavorare, o... via! Non sta neppure bene di dirle certe parole. Raccomandiamoci piuttosto al Signore, che ci tenga la sua santa mano sul capo.

Le anziane approvarono gravemente e tutte s’affrettarono verso casa senz’altro dire.


La pianura lombarda ha pochi luoghi più miseri, più desolati di questo mucchio di casette su una specie d’isolotto fra due corsi di acqua: la Vergonza e la Mis’cia. I contadini danno a tutto questo lembo di terra il nome di Val Mis’cia. Due ponticelli servono a chi ci va