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Il buon uomo, esperto della vita, pratico di queste faccende, avvertiva il giovine che qualcosa di troppo azzardato era giunto agli orecchi dei superiori. La parola «scandalo» doveva essere stata pronunciata. Non glie ne facevano una colpa enorme, no, Dio santo! si sa, un prete giovine, e nella noia di quei paesi!... Comprendevano benissimo, compativano...
Ma lo scandalo dispiaceva a Monsignore. In questi tempi di incredulità, con tanti nemici della Chiesa, tutto diveniva pericolo, e le apparenze avevano una straordinaria importanza. Egli però poteva cavarsela con onore, anzi, a dirgliela in amicizia, quella vecchia amicizia ch’ei ben conosceva, destreggiandosi un poco, poteva trarre occasione per migliorare il suo stato, chiedendo un trasloco in paese più ricco; ciò che non gli sarebbe stato negato; purchè accorresse subito, mostrandosi pentito e dolente; e purchè si liberasse della pecorella. Levata di mezzo la pietra dello scandalo egli poteva giustificarsi con grande facilità. Molte cose si potevano mettere a carico della maldicenza della gente e della irreligione che infettava città e campagne.