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58 | distinzione terza. - cap. iv. |
fare più riconoscere altrui del suo difetto, e per più altre utilitadi1 che si diranno più innanzi.
Come si legge di santo Antonio, che essendo battuto da’ demonii in uno sepolcro, dov’egli era entrato a dormire, e lasciato per morto per le molte piaghe e percosse le quali per permissione divina, i demonii gli aveano dato, subito apparì un grande splendore con molta luce, la quale cacciò via i demonii, e sanò ogni piaga. E santo Antonio, tornando in sé, tutto confortato, conobbe la presenzia di Dio in quella luce, e gridò:2 Ubi eras, bone Jesu? ubi eras? Or dov’eri tu, buon Iesù? dove eri? Rispose Cristo: Antonio, io ero qui presente, ma io aspettavo di vedere la prodezza tua nella battaglia che ti davano i demonii. Ora è da considerare l’utilitade che riceve l’anima delle tentazioni. La prima utilità si è che l’uomo s’aumilia, conoscendo la sua fragilitade, e ricorre per l’aiuto di Dio, del quale si conosce avere bisogno. Onde san Paolo dice di sé medesimo, che però era tentato, acciò ch’egli stesse umile, e non insuperbisse de’ gran doni ch’egli avea da Dio. L’altra utilità che fanno le tentazioni si è, ch’elle fanno l’uomo sollecito ed esércitanlo, e non lo lasciano annighittire né essere ozioso; onde lo ’nducono a vigilie, a orazioni e digiuni, e agli altri spirituali esercizi che fanno l’uomo venire a perfezione spirituale. E però dice santo Iacopo: Beato l’uomo che sostiene le tentazioni; imperò che quando sarà provato, riceverà corona di vita: Beatus vir qui suffert tentationem; quoniam, cum probatus fuerit, accipiet coronam vitoe. E dee l’uomo avere fidanza in Dio, che nollo lascerà perire né vincere, ma porgeràgli l’aiuto della grazia sua; della quale dice san Paolo: Fidelis Deus, qui non patietur vos tentari supra id quod potestis; sed cum tentatione faciet proventum, ut pos-