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distinzione terza. — cap. ii. | 49 |
Non c'incresca adunque, dilettissimi miei, sofferire alquanto di pena qui, acciò che possiamo iscampare da quelle orribili pene e dolorosi tormenti dell’altra vita, alla quale, o vogliamo noi o no, pure ci conviene andare.
CAPITOLO TERZO.
Dove si dimostra come la vana speranza da indebolimento alla penitenzia
Il terzo impedimento della penitenzia si è la speranza, per la quale altri persevera nel peccato, dicendo: La misericordia di Dio è grande: egli ci ama; egli ci ha ricomperato col suo sangue prezioso; egli non ci vorrà perdere: e per questo modo le genti non fanno penitenzia, e continovano il peccare. Contro a costoro dice la Scrittura: Maledictus omnis qui peccat in spe: Maledetto è da Dio ogni uomo che pecca a speranza. Sopra la quale parola dice san Bernardo: Egli è una fidanza infedele, di maladizione degna, quando a speranza pecchiamo. E bene son detti questi cotali maledetti, che sono blasfemmi e schernitori della bontà e misericordia di Dio; e onde debbono prendere cagione e argomento di non peccare, et eglino, per lo contrario, più peccano. Contro a' quali dice san Paolo: An ignoras quod benignitas Dei ad poenitentiam te adducit? etc.; sì come è sposto di sopra. La gravezza di questo peccato mostra san Paolo quando dice: Irritam quis faciens legem Moysi etc., et spiritui gratiae contumeliam fecerit: dove dice la Chiosa, che allo spirito della grazia e al sangue di Cristo fa dispetto e onta chi pecca a speranza d’avere misericordia. Per la quale misericordia doverrebbe l’uomo guardarsi dal peccato, considerando, come dice san Paolo: Secundum sua misericordiam salvos nos fecit: Iddio ci ha fatti salvi secondo la sua misericordia. E così fa chi ha il quore nobile, che per amore, non per paura, si guarda di peccare. Ma chi fa il contrario, gl'interviene,
passavanti. | 5 |