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46 | distinzione terza. - cap. ii. |
che voler sostenere qui un poco di penitenzia? la quale, perché si fa volontariamente, soddisfa più per lo peccato, avvegna che picciola, che non fa quella del purgatoro che si sostiene per necessità, avvegna che grandissima: imperò che ivi non è né luogo né tempo di meritare. E che la pena del purgatoro sia grandissima, dicono tutti i Santi, che in qualunche modo si prenda il purgatoro, o per quello luogo ch’ è in verso il centro della terra dov’ è lo ’nferno, dove l’anime si purgano in quello medesimo fuoco ch’è nello ’nferno; o vero per alcun altro luogo sopra terra, come si truova che in diversi luoghi l’anime sostengono pene purgatorie, secondo il giusto giudicio di Dio; in qualunche modo si prenda, le pene sono gravissime. E se s’intende il purgatoro ch’è fra la terra dov’è il fuoco dello ’nferno, non è dubbio che la pena che dà quel fuoco all’anime, in quanto è strumento della divina giustizia, è gravissima. Se si prenda il purgatoro per altri luoghi sopra terra, a’ quali la divina giustizia ha diputate certe anime, o perché in quegli luoghi commissono, quando viveano in carne, alcuno peccato, o per domandare in quelli luoghi aiuto da parenti o da amici, o per ammaestramento di coloro che vivono, o per altro giudicio occulto di Dio; certa cosa è che le pene sono gravissime, secondo che le determina la divina giustizia, più e meno, secondo la quantità e la qualità delle colpe che s’hanno a purgare. E di ciò troviamo molti essempli, de’ quali solo uno, per non iscrivere troppo lungo, ne porrò.1
Leggesi iscritto da Elinando, che nel contado di Niversa fu uno povero uomo, e di quale era buono e temente Iddio, ch’era carbonaio, e di quella arte si vivea. E avendo egli accesa la fossa de’ carboni una volta, e sendo la notte in una sua capannetta a guardia della incesa fossa, sentì in su l’ora della mezza notte grandi strida. Uscì fuori per vedere che fosse, e vide venire in verso la fossa, correndo e stridendo, una
- ↑ Ediz. 95: per non iscrivere troppo prolixo, ne conteremo.