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40 | distinzione terza. - cap. i. |
non intesero l’obbrobio1 sempiterno, che mai non verrà loro meno.
Leggesi nella Vita de’ Santi Padri, che uno giovane volendo entrare alla Religione, manifestò lo ’ntendimento suo alla madre sua. E volendolo ella ritrarre che e’ non v’ entrasse, dicendo: Come mi vuo’ tu lasciare sola e abbandonarmi, che sono sola e vedova, e non ho più figliuoli e più non aspetto? rispondea con grande fervore: Madre mia, io debbo più amare Iddio, che voi: io voglio salvare l’anima mia. Onde non assentì a’ prieghi e alle lagrime della madre, ma entrò2 alla Religione; dove certo tempo fu spirituale e divoto, ma poi venne intepidendo, e a poco a poco lasciando lo spirito e ’l fervore, diventò dissoluto e cattivo. Ora infermò di grande infermitade; e un dì, di subito, uscendo fuori di sé, fu rapito dinanzi al giudicio di Dio, dove con gran paura e tremore aspettando d’essere giudicato, volse l’occhio e vide la madre sua, ch’era morta più tempo dinanzi, la quale gli parlò e disse: Che vuol dire questo, figliuol mio? or se’ tu venuto qui ad essere giudicato tu? or dove sono le parole che tu mi dicevi: Io voglio salvare l’anima mia? È questo il fervore e la divozione che tu mostravi? dove è la tua religione? A queste parole non rispondendo, ma confuso e pieno di molta vergogna, ritornò in sé; e ripensando la vergogna ch’egli avea avuta in sé per le parole della madre, e la grande confusione, riprese il primo fervore e la divozione che avere solea, dicendo: Se io non pote’ patire il rimprovero della madre mia e la vergogna per le sue parole, or come potre’ io sostenere quello di Dio e de’ Santi e degli Angioli suoi?
Dêsi, adunque, avere temenza di quello forte rimprovero, del quale all’anima per lo profeta Naum dice Iddio: Revelabo