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distinzione seconda. - cap. iv. | 25 |
sti e consigliastemi della mia salute, chè, misero a me! ancora era tempo di trovare misericordia.1 Ora, che mai non foss’io nato, m’è tolto ogni speranza; chè poco dinanzi che voi entrasti a me, vennono due bellissimi giovani, e puosonsi l’uno da capo del letto e l’altro dappiè, e dissono: Costui dee tosto morire: veggiamo se noi abbiamo veruna ragione in lui. E l’uno si trasse di seno uno piccolo libro scritto di lettere d’oro, dove, avvegna che prima io non sapessi leggere, lessi certi piccoli beni e pochi che io avea fatti nella mia giovinezza, innanzi che mortalmente peccassi; né non me ne ricordava. E avendone grande letizia, sopravvennero due nerissimi e crudelissimi demonii, e posono dinanzi a’ miei occhi uno libro aperto, nel quale erano iscritti tutti i miei peccati e tutti i mali ch’io avea già mai fatti, e dissono a quelli due, che erano Angioli di Dio: Che fate voi qui? con ciò sia cosa che in costui nulla ragione abbiate, e che il vostro libro, già è molti anni, non sia valuto niente. E guardando l’uno l’altro, gli Angioli dissono: E’ dicono vero. E così partendosi, mi lasciarono nelle mani degli demonii: i quali con due coltella taglienti mi segano, l’uno da capo e l’altro da piede. Ecco quello da capo ora mi taglia gli occhi, e già ho perduto il vedere; e l’altro ha già segato insino al cuore, e non posso più vivere. E dicendo queste parole, si morì.
CAPITOLO QUINTO.
Dove si dimostra che a fare penitenzia c'induce la malagevolezza del pentere dopo la lunga usanza.
La quinta cosa che c’induce a fare penitenzia, e presto, è la malagevolezza del pentere dopo la lunga usanza del peccare; chè, come dice santo Agostino: L’usanza alla quale non si contasta, diventa necessitade; e ’l detto comune
- ↑ Il Manoscritto, coll'edizione del 25: chè ancora era tempo del trovare misero a me misericordia.
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