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distinzione seconda. - cap. iii. 21

Ed e’ venne una voce e disse: Istolto, istolto, istanotte ti sarà richiesta e tolta la vita:1 e queste cose che hai riposte, di cui saranno? Quasi dicesse: Non tue;2 nolle goderai. Non si lasci, adunque, l’uomo menare alla vana speranza della lunga vita; ma oda Salamone, che dice: Memor esto, quoniam mors non tardat. Ricordati che la morte a venire non tarda. Ma ecco, pure che la vita fusse lunga, non dee l’uomo indugiare la penitenzia per più ragioni. L’una si è: che vivendo in peccato e continuando di mal fare, l’uomo si dilunga di più da Dio, e fassi più indegno della grazia sua, la quale è di bisogno ad avere verace penitenzia. E spesse volte interviene a questi cotali, che potendo avere la grazia di fare penitenzia, e non volendola; che poi, volendola, nolla possono avere. Ond’è il comune proverbio che dice: Chi non vuole quando puote, non puote quando vuole. Come dice santo Paolo d’Esau, che non trovò luogo di penitenzia, avvegna che con lagrime la domandasse. Simile conta la Scrittura di quello Antioco superbo. L’altra ragione si è: che indugiando la penitenzia, si perde molto tempo, lo quale sarà richiesto all’uomo, e mai non si può ricoverare. L’altra ragione si è: che continuando in mal fare, si converte l’uso in natura, et è poi troppo malagevole a lasciarlo. L’altra ragione per che la penitenzia non si dee indugiare, si è: per acquistare più merito, e per vivere più sicuro e con migliore speranza di salute, e per non avere a sostenere tante pene nel purgatorio, se la misericordia di Dio il campa alla eterna pena dello ’nferno. Or v’avvedete a buon’ otta, amadori delle cose vane, e non perdete più tempo; e sanza indugio tornate a vera penitenzia, non aspettando più lo ’ncerto tempo.

  1. Il nostro Testo: l'anima.
  2. Lo stesso: Non tu.