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20 | distinzione seconda. - cap. iii. |
addosso a uno, e gravemente lo tormentava. E domandato da molti perché così affliggeva il cristiano, rispose il diavolo: Noi traemmo molti alla morte di questo cavaliere, credendo sanza niuno impedimento portarne l’anima sua allo ’nferno, però che tutta la vita sua avea menata secondo il nostro volere; e noi non abbiamo trovata in lui balía veruna; anzi gli Angioli di Dio ce l’hanno tolto, dicendo che noi non abbiamo in lui balía veruna: per la qual cosa, indegnati e adontati, ci vendichiamo sopra questo cattivello. E domandato il diavolo qual’era stata la cagione dello iscampamento di quello cavaliero, rispose: Tre maledette parole disse, per le quali fu diliberato dalle nostre mani; che se ci fusse conceduto da Dio di poterle dire noi, come disse egli, ancora saremmo salvi: ma molto c’è il potere. Ora, tra ’l dubbio e ’l possibile, è da seguire il sano consiglio di santo Agostino, il quale, parlando di questa materia, conchiude: Piglia el certo, e lascia lo ’ncerto.1 Dove vuol dire: Piglia il certo di fare penitenzia quando se’ forte e sano, e quando non solamente paura di pena, ma amore di giustizia a fare penitenzia di conduca; per la qual cosa certamente vita eterna s’acquista: e lascia lo ’ncerto della penitenzia indugiata in fino alla morte, la quale è incerta, avvegna che sia possibile, se sia valevole o sì o no. Onde il Salvatore nel Vangelo, vogliendoci avvisare e rendere solleciti per la incertitudine della morte, dice: Vegghiate, e siate sempre apparecchiati, chè voi non sapete né ’l di né l’ora.
E pone uno essemplo di quello uomo ricco, che avendo avuto copiosa e abbondante ricolta di tutti i beni terreni da vivere,2 diceva a sé medesimo: Or godi, anima mia, riposati, e dàtti buon tempo, chè hai bene da vivere per molti anni.