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chè non si sia saputo iscusare. Molto inalzò e agrandì i suoi onori e la fama de’ suoi fatti, e avilì e anullò i miei, volendo mostrare come essendo egli in somma fama e gloria, non potrebbe avere invidia alla mia, che la fa piccola, o vero nulla. Non diss’egli quello ch’io so chiaramente, che avegna ch’egli avanzi tutti gli altri, non vuole ch’i’ mi sforzi d’aguagliarmi a lui. Puose ancora sè di tempo e pieno di tutti onori, e me in minore età del suo figliuolo, per rimuovere il detto sospetto: come se la cupidigia dell’onore e della gloria non si stendesse più oltre che con quegli del suo tempo, quanto è la vita sua. Ma non è così; però che ella ha maggiore parte nella gloria che s’acquista e nella memoria che rimane in coloro che vengono dopo lui. E so certamente che ogni famoso uomo non solamente s’aguaglia co’ gli altri famosi che vivono al tempo suo, ma eziandio con qualunque altro degno di gloria innanzi lui fosse stato, o dopo lui potesse essere. Quinto Fabio (s’io il posso dire con tua licenza e sanza crucciarti), io voglio che tu sappi, che non solamente io mi sforzo d’aguagliarmi a te, ma ancora d’avanzarti, se possibile mi sarà. Vorrei io bene, che tu non avessi tale animo verso di me, nè io l’avessi verso coloro che sono di minore tempo di me, che noi non fossimo contenti che ogni nostro cittadino ci avanzasse; però che questo non è solamente danno di coloro a cui noi portassimo la ’nvidia, ma ancora della repubblica e di tutta l’umana natura. Raccontò Fabio in quanti pericoli incorrerei s’io andassi in Africa; e non solamente pare sollecito della repubblica e dello esercito, ma ancora della mia persona. Molto è da maravigliare onde sì subita tenerezza verso di me sia venuta. Quando il mio padre e ’l mio zio furon morti, e con loro quasi tutte le loro due osti; essendo perduta la Spagna, chè quattro eserciti e quattro duchi africani teneano ogni cosa con paura e con arme; e cercando il comune di Roma di mandare imperadore a quella guerra, neuno fu ardito di volervi andare, neuno sè